martedì 23 dicembre 2008

Danilo Loizedda : l'arte di governare ... il fumetto


Nome?
Danilo Loizedda

Età?
37, mannaggia!

Città?

Milano, ma vorrei poter dire Cagliari, visto che è da là che vengo.

Chi ha dato uno sguardo al tuo sito nella sezione “curriculum” avrà sicuramente notato che sei laureato in scienze politiche. Come mai allora questa scelta di diventare illustratore/fumettista?

Il fumetto non è in contrapposizione alla cultura. Anzi. Io ho avuto la possibilità e l’occasione di portare a termine gli studi e l’ho fatto. Poi ho seguito le mie passioni, cercando di farle diventare un lavoro. Forse avessi iniziato prima a dedicarmi al fumetto, ora sarei più avanti. Sia professionalmente che qualitativamente. Però non sono pentito d’essermi laureato. E’ stata una bella esperienza!


Il primo lavoro che hai realizzato e di cui sei orgoglioso?
Alla fine sono orgoglioso di tutto quello che ho fatto. Non perché abbia mai fatto grandi cose, ma semplicemente perché ho sempre dato il massimo che potevo in quel momento. Il primo lavoro pagato è stato per un medico. Ho illustrato le fasi di un’operazione che aveva eseguito per una rivista specialistica nel 1988. Ma la cosa che forse mi ha dato più soddisfazione è portare a termine l’autoproduzione di Wonder Pig. Con tutti i sui difetti ed asperità, è comunque stato importante averla fatta e non arrendersi, superando un po’ i miei limiti personali ed artistici.

Ci sono artisti che apprezzi e che ti hanno influenzato nel il tuo stile?

Ce ne sono tanti, e non solo nel mondo del fumetto. Ma per quanto non si noti molto credo, chi mi ha influenzato di più è Andrea Pazienza. Credo dovrebbe essere studiato nei libri di storia dell’arte, al pari di Michelangelo o Raffaello.


Sei stato finalista a “Prato 2000”, secondo classificato a "WP i giovani e il futuro" 2000, vinto nella categoria esordienti al concorso Pan/Nuvoloso 2000. Tutto ciò ti ha un po’ spianato la carriera facendoti notare da editori famosi ?

No. Ma i concorsi servono per misurarsi col giudizio degli altri e quindi, quando danno esiti positivi, ti danno la forza per andare avanti e metterci ancora più impegno.

Hai anche partecipato al master di fumetto presso l’accademia Disney di Milano, come Cristina Giorgilli. Quanto ha inciso questa esperienza sulla tua formazione professionale?

Moltissimo. Prima di tutto perché per quel corso la selezione è stata durissima. Forse la più dura mai fatta in Accademia. Era un progetto molto ambizioso, anche se poi è un po’ naufragato. Ma sentirsi parte di quel mondo, mi ha dato nuova fiducia. E poi la qualità degli insegnanti ( Turconi, Sisti, Sciarrone, etc.) e dei colleghi, mi ha permesso di imparare tante cose.


A proposito hai realizzato tavole anche per la Walt Disney, che mondo è quello della famosissima azienda americana?

E’ un mondo sovrapopolato. Gravitano al suo interno tanti disegnatori ed artisti, e la maggior parte sono di elevatissima qualità. Ma nonostante la concorrenza che si può generare in una situazione simile, ho trovato anche tanta umanità e amicizia.


Hai poi prodotto per Longmann, Piemme, Red Whale, Erickson Mackann, Coca-Cola Italia, PBM, SAAR, Coniglio Editore, Ediperiodici e fatto il docente di “ character designer” e “ colore nel fumetto” presso l’ACME di Milano, dove tra l’altro hai anche frequentato il corso triennale di fumetto. Una persona come te che ha raggiunto tutti questi obiettivi ha ancora ambizioni?

Sì! Anche perché fare l’illustratore non è certo un lavoro che dia grandi remunerazioni (paragonate alle ore di lavoro), per cui se non miri a migliorarti tecnicamente e soprattutto a raccontare emozioni agli altri, tanto vale che ti trovi un’attività più tranquilla.


Oltre a disegnare sai anche dipingere, un artista a 360°! E’ una passione che hai sempre avuto quella del dipingere o ti ha coinvolto recentemente?

Ho iniziato prima a dipingere che a disegnare fumetti. Per emulazione credo. Mio zio è stato un discreto pittore, ed io lo ammiravo molto. Ma poi crescendo ho sviluppato maggior interesse verso il fumetto e mi sono dedicato maggiormente a quello.


Wonder Pig è una tua creazione vero? Come è nato? Parlacene.

E’ nato per caso mentre ero “emigrato” in Germania. Ho condiviso l’idea con un mio amico e l’abbiamo sviluppata. Lui poi ha deciso che non era la sua strada. Io invece ho proseguito, sostituendomi a lui in qualità di sceneggiatore. E’ stata una miniserie di dieci numeri con una storia, si potrebbe dire, circolare, sospesa tra la fantascienza e la demenzialità. La più grossa soddisfazione l’avevo alle fiere, quando quel manipolo di lettori che mi seguivano, si avvicinava per dirmi quali gag li avevano divertiti maggiormente. E poi mi ha fatto conoscere tanta gente interessante, sia del mondo del fumetto che non.



Il tuo sogno nel cassetto?

Una cosa su cui lavoro da un po’, ma che verrà fuori solo se riuscirò ad arrivare a una qualità di disegno che mi soddisfi. Non ho fretta di farla. Concilia il mio amore per la musica con la mia voglia di raccontare qualcosa che faccia emozionare le persone…
Grazie e buone feste a tutti!

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