mercoledì 14 gennaio 2009

Affamati di musica : gli Amélie



Un giorno , su consiglio di un mio caro amico, ho vinto la pigrizia ed ho iniziato a navigare su Jamendo.com, un sito di musica gratuita dove si trovano cantanti praticamente sconosciuti e di tutte le nazionalità.
Addocchio un gruppo niente male e mi dico "cavolo questi ragazzi ci sanno proprio fare, senti che musiche e che voci...questi inglesi sono proprio una spanna sopra a noi italiani". Scarico il loro album (su jamendo è possibile scaricare gratuitamente tracce e album) ed inizio a sentirlo, giorno dopo giorno; le tracce cominciano da subito a diventare orecchiabili e decido così di sapere qualcosa in più di questo gruppo così talentuoso. E scopro così , dopo varie ricerche in rete, che questi ragazzi sono italiani ... Orgogliosissimo della scoperta li contatto e li intervisto. Per me è un onore!



Allora ragazzi iniziamo col presentarvi, gli Amélie da chi sono composti?


Stefano Generali, chitarra e voce


Valerio Gilioli, piano e chitarra


Ivan Borsari, batteria


Pietro Medici, basso


Fausto Varini, chitarra e cori


Special Guests : Valeria Adani, violino e cori

Per le età diciamo che la più giovane è Valeria che ne ha 21 e il più vecchio ne ha 33!

Il vostro gruppo si è formato recentemente, nel 2006, eppure avete già ottenuto numerosi consensi, anche dalla stampa estera, cito come esempio la recensione sulla rivista El Paìs, in Spagna. Com’è nato e soprattutto qual’è stata, secondo voi, la ricetta per rendervi subito vincenti ?

La ragione non la sappiamo, anzi, ci piacerebbe conoscerla in modo da essere più sicuri dei nostri pezzi e buttarne via meno!
Scherzi a parte ci piace pensare che i pezzi piacciano perché nella loro semplicità non risultano banali! Grande merito va anche ad Andrea Franchi che grazie a l’aiuto di Paolo Benvegnù ci ha curato la produzione artistica di Be Low.


A cosa è dovuta la scelta di cantare i vostri pezzi in inglese?


Semplicemente al fatto che suonano meglio, l’inglese è una lingua che si adatta benissimo alla musica.
Ci piacerebbe fare pezzi in Italiano, e ci stiamo provando, ma c'è il timore che le parole distolgano dall’immaginario che vogliamo creare con la nostra musica…

Avete partecipato a numerosi festival e avete anche aperto numerose esibizioni dei Baustelle. Che ricordi avete di quei momenti?


Bellissimi ovviamente, soprattutto quelli da cui siamo usciti vincitori ;)
Scherzi a parte partecipare a festival ti permette di confrontarti con altre band, spesso molto brave, e soprattutto con un pubblico sconosciuto e spesso disinteressato ai brani di band emergenti che non conosce, quindi attirare la loro attenzione è sempre motivo di orgoglio.
Per il discorso Baustelle: è stato bello condividere il palco con i ragazzi (e soprattutto con Rachele di cui siamo tutti innamorati!) inoltre poter partecipare a diverse date della tournèe ci ha dato modo di avere un piccolo assaggio di cosa vuol dire affrontare un vero tour (questo assaggio ha solo aumentato la nostra fame!)



Il vostro primo Ep (autoprodotto) , “The Trabant”, è stato recensito su numerose riviste e su siti internet; anche qui la critica è ottima. Ma quando e da che cosa è nato l’intero progetto del primo disco?


Il primo disco è nato da mie (ndr, Valerio) idee buttate giù durante l’estate del 2005 mentre imparavo a suonare il piano. Le ho passate a Stefano (ndr, il cantante) e nel giro di 3 mesi le abbiamo registrate in saletta.
L’idea nasceva come reazione a ciò che avevamo suonato e composto fino a quel momento, che per quanto mi riguarda era rock tendenzialmente “pesante” almeno come suoni.



Pochi mesi dopo, sempre nel 2006, decidete di tornare in studio e di registrare il vostro secondo EP intitolato “Be Low”. Che cosa è dovuta la scelta di incidere un secondo EP a poca distanza dal primo?



Semplicemente da fatto che eravamo in un periodo di grande creatività, i concorsi andavano bene, e Paolo Benvegnù ci ha messo a disposizione Andrea Franchi e quindi non potevamo rinunciare a incidere un prodotto di qualità “professionale”.



Che tematiche affrontano le tracce, sono ispirate a momenti di vita quotidiana?


Non sono la persona più adatta rispondere, visto che i testi sono tutti di Stefano, ma è chiaro che l’ispirazione arriva da tutto ciò che ci circonda e dalle esperienze con cui abbiamo a che fare ogni giorno.
E’ stato molto bello vedere come aumentava la sua produttività quando ha scoperto che sarebbe diventato padre.


Siete mai stati contattati da produttori, anche esteri?


Purtroppo produttori esecutivi (leggi soldi) non se ne sono fatti vivi, o perlomeno nessuno in cui abbiamo riposto fiducia.

Avete dei consigli da dare ai quei gruppi italiani ancora sconosciuti e che faticano a trovare spazio in un panorama affollato come quello musicale?


Che consigli possiamo dare…siamo sconosciuti anche noi.
Possiamo girare il consiglio che ci ha dato Giacomo Fiorenza: Provate a scrivere roba fresca e nuova e soprattutto qualcosa che assomigli a voi e non a qualcun altro. Se il progetto è buono ve ne accorgerete da soli, se non lo è buttate tutto senza far passare troppo tempo e ricominciate su una nuova strada.



Che cosa vi augurate per il 2009, avete un sogno nel cassetto ?

Il sogno è che la musica diventi presto il nostro lavoro…c’è qualcosa di più bello?



Per ascoltare la musica degli Amélie è sufficiente cliccare qui http://www.amelieweb.com/ o qui
www.myspace.com/amelieweb






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